LO SVILUPPO EMOTIVO
Emozioni possono essere caratterizzate da fattori psicologici e fisiologici: la paura, l’aumento della produzione di alcuni ormoni, l’aumento del battito cardiaco. Tali cambiamenti rendono l’organismo pronto a una risposta adattiva, cioè idonea a favorire l’adattamento a una certa situazione.
Il ruolo delle emozioni
Le emozioni influenzano l’attenzione, la motivazione e gli interessi personali, ci indicano gli scopi verso cui muoverci, ci aiutano a definire piani per il conseguimento di tali scopi. Anche nei processi di valutazione entrano in gioco le emozioni. Lo sviluppo emotivo è altrettanto fondamentale di quello percettivo-motorio e cognitivo. Uno sviluppo emotivo regolare faciliterà la maturazione cognitiva.
Emozioni e relazioni
Fin dalla nascita il bambino sembra predisposto alla relazione con gli altri essere umani e alla comunicazione di emozioni come la rabbia, gioia, tristezza, la paura, disgusto. La madre deve fare da specchio per le emozioni che il bambino prova perché il bambino possa imparare a riconoscerle come proprie ed entra in contatto con la propria interiorità.
La definizione di sé
Si può definire il sé come la totalità delle componenti psichiche individuali che permettono di fare proprie le esperienze esterne, riuscendo a distinguere ciò che appartiene a se stessi da ciò che appartiene alla realtà esterna. La prima consapevolezza di sé avviene attraverso il riconoscimento del proprio corpo.
Gli studi sullo sviluppo delle emozioni hanno prodotto diverse teorie, tra cui la teoria della differenziazione, l’approccio differenziale, l’approccio funzionale.
L’approccio della differenziazione: Katherine Bidges sostiene che i bambini, al momento della nascita, provano solo una sorta di generica eccitazione, ovvero delle emozioni prevalentemente indifferenziate, Che si manifestano attraverso movimenti disordinati e con il pianto.
L’approccio differenziale: Secondo la tesi dell’approccio differenziale di Izzard il bambino è fin dalla nascita in grado di provare interesse, gioia, disgusto dispiacere. Secondo questa corrente di pensiero, altre emozioni, come la rabbia la paura, farebbero invece la loro comparsa solo più tardi, con l’acquisizione della deambulazione e dello sviluppo motorio.
L’approccio funzionale: Tale rapporto fra l’individuo e l’ambiente secondo questa teoria, l’organizzazione generale delle emozioni sarebbe presente neonati fin dei primi giorni di vita, e tutte le sue componenti si svilupperebbero successivamente, diventando più complesse, differenziate regolate. La funzione delle emozioni e sarebbe quella di manifestare soddisfare i bisogni fondamentali, favorendo il processo di adattamento regolandosi agli elementi psicologici interni e i comportamenti sociali.
LO SVILUPPO SOCIALE
Lo sviluppo sociale riguarda la capacità di interagire con gli altri, di construire dei legami stabili, di fare proprie regole, valori, simboli della società di appartenenza. Dalla nascita ai tre anni il bambino può essere definito “essere sociali” fin dalla nascita. I bambini fin da piccoli sono in grado di stavo rare relazioni significative anche con figure diverse dalla madre. Nel primo anno di vita per un bambino è più semplice interagire con me adulto piuttosto che con un coetaneo.
Dai 2 ai 6 anni: i sistemi ecologici di Bertalanffy:
In questa fase della crescita il mondo sociale dei bambini si allarga. Per i processi di socializzazione del bambino diventa rilevante l’ambiente esterno, con tutti gli elementi di cui è composto il punto in questa fase della crescita il mondo sociale dei bambini si allarga. Per i processi di socializzazione del bambino diventa rilevante l’ambiente esterno, con tutti gli elementi di cui è composto. Il modello teorico dei sistemi ecologici sottolinea la complessità delle numerose dimensioni che influiscono nella sviluppo della sfera sociale del bambino.
Il contesto dello sviluppo di Bronfenbrenner:
Urie Bronfenbrenner considera l’ambiente sociale dell’individuo come il contesto dello sviluppo. Il bambino viene influenzato non solo dei contesti armi più prossimi detti micro sistemi, ma anche dall’interazione reciproca di questi stessi contesti. Le interazioni tra i componenti di micro sistemi diversi avvengono in quello che gli psicologi “ecologici“ chiamano meso sistema. Gli individui appartenenti a un micro sistema sono condizionati anche da coloro che non ne fanno parte, costituendo ciò che viene chiamato leso sistema. Un’ultima importante influenza esercitata dal macro sistema, ovvero dal contesto culturale, e dalle norme, dai valori, dalle leggi della società in quindi vive.
La funzione del gioco
Il gioco è una delle attività che più favorisce la socializzazione tra i due e i sei anni. Piaget sottolinea la differenza tra il gioco di padronanza e il gioco simbolico. Nel primo caso il bambino effettua attività che divertono e ripete schemi comportamentali attraverso qui costruisce nuovi schemi cognitivi. Nel gioco simbolico invece è in grado di applicare uno schema di comportamento a una situazione immaginaria o con oggetti inesistenti.
Tra i 6 e gli 11 anni: lo “snodo“ della scuola
L’ingresso nella scuola dell’obbligo rappresenta un passaggio emotivo e di maturazione molto importante. L’inizio della scuola rappresenta infatti un momento di forte discontinuità. Nell’ambiente scolastico i bambini si trovano ad affrontare nuove amicizie e devono imparare ad accettare e rispettare nuove regole. Un bambino socialmente competente se riesce instaurare con gli adulti e con i coetanei rapporti stabili e soddisfacenti. Piaget afferma che in questo periodo si sviluppa il gioco di ruolo. Imparare a rispettare le regole segna un importante passo avanti nella socializzazione lo sviluppo del comportamento morale.
Il modello di competenza sociale di Dodge
Egli sostiene che l’interazione sociale tra pari è un compito che presenta molti problemi e che la capacità di risolverli sarebbe proprio la base della competenza sociale del bambino. A questa età i bambini iniziano a costruire a fortificare il senso della loro identità sociale e diventano capaci di instaurare rapporti di amicizia duraturi.
L’adolescenza: il conflitto tra scelta e identità
L’adolescenza è caratterizzata principalmente da una ricerca di identità e di autonomia. In questa fase della vita i ragazzi le ragazze cercano autonomia e emancipazione soprattutto dalle famiglie di origine, adottando una serie di comportamenti a volte oppositi rispetto a quelli indicati, suggeriti o adottati in prima persona dei genitori. Già nella preadolescenza cominciano a esercitare le proprie critiche verso le idee e i comportamenti degli adulti.
Sviluppo sociale e mondo digitale
L’attuale app generation pone interrogativi psicologici di rilievo, per lo più legati al fatto che i bambini ragazzi acquisiscono estrema dimestichezza con le modalità di interazione virtuale senza gli strumenti di una solida competenza emozionale e sociale. La precoce conoscenza dei socia al network dischiude certamente importanti occasioni di interazione con il mondo.
Emozioni possono essere caratterizzate da fattori psicologici e fisiologici: la paura, l’aumento della produzione di alcuni ormoni, l’aumento del battito cardiaco. Tali cambiamenti rendono l’organismo pronto a una risposta adattiva, cioè idonea a favorire l’adattamento a una certa situazione.
Il ruolo delle emozioni
Le emozioni influenzano l’attenzione, la motivazione e gli interessi personali, ci indicano gli scopi verso cui muoverci, ci aiutano a definire piani per il conseguimento di tali scopi. Anche nei processi di valutazione entrano in gioco le emozioni. Lo sviluppo emotivo è altrettanto fondamentale di quello percettivo-motorio e cognitivo. Uno sviluppo emotivo regolare faciliterà la maturazione cognitiva.
Emozioni e relazioni
Fin dalla nascita il bambino sembra predisposto alla relazione con gli altri essere umani e alla comunicazione di emozioni come la rabbia, gioia, tristezza, la paura, disgusto. La madre deve fare da specchio per le emozioni che il bambino prova perché il bambino possa imparare a riconoscerle come proprie ed entra in contatto con la propria interiorità.
La definizione di sé
Si può definire il sé come la totalità delle componenti psichiche individuali che permettono di fare proprie le esperienze esterne, riuscendo a distinguere ciò che appartiene a se stessi da ciò che appartiene alla realtà esterna. La prima consapevolezza di sé avviene attraverso il riconoscimento del proprio corpo.
Gli studi sullo sviluppo delle emozioni hanno prodotto diverse teorie, tra cui la teoria della differenziazione, l’approccio differenziale, l’approccio funzionale.
L’approccio della differenziazione: Katherine Bidges sostiene che i bambini, al momento della nascita, provano solo una sorta di generica eccitazione, ovvero delle emozioni prevalentemente indifferenziate, Che si manifestano attraverso movimenti disordinati e con il pianto.
L’approccio differenziale: Secondo la tesi dell’approccio differenziale di Izzard il bambino è fin dalla nascita in grado di provare interesse, gioia, disgusto dispiacere. Secondo questa corrente di pensiero, altre emozioni, come la rabbia la paura, farebbero invece la loro comparsa solo più tardi, con l’acquisizione della deambulazione e dello sviluppo motorio.
L’approccio funzionale: Tale rapporto fra l’individuo e l’ambiente secondo questa teoria, l’organizzazione generale delle emozioni sarebbe presente neonati fin dei primi giorni di vita, e tutte le sue componenti si svilupperebbero successivamente, diventando più complesse, differenziate regolate. La funzione delle emozioni e sarebbe quella di manifestare soddisfare i bisogni fondamentali, favorendo il processo di adattamento regolandosi agli elementi psicologici interni e i comportamenti sociali.
LO SVILUPPO SOCIALE
Lo sviluppo sociale riguarda la capacità di interagire con gli altri, di construire dei legami stabili, di fare proprie regole, valori, simboli della società di appartenenza. Dalla nascita ai tre anni il bambino può essere definito “essere sociali” fin dalla nascita. I bambini fin da piccoli sono in grado di stavo rare relazioni significative anche con figure diverse dalla madre. Nel primo anno di vita per un bambino è più semplice interagire con me adulto piuttosto che con un coetaneo.
Dai 2 ai 6 anni: i sistemi ecologici di Bertalanffy:
In questa fase della crescita il mondo sociale dei bambini si allarga. Per i processi di socializzazione del bambino diventa rilevante l’ambiente esterno, con tutti gli elementi di cui è composto il punto in questa fase della crescita il mondo sociale dei bambini si allarga. Per i processi di socializzazione del bambino diventa rilevante l’ambiente esterno, con tutti gli elementi di cui è composto. Il modello teorico dei sistemi ecologici sottolinea la complessità delle numerose dimensioni che influiscono nella sviluppo della sfera sociale del bambino.
Il contesto dello sviluppo di Bronfenbrenner:
Urie Bronfenbrenner considera l’ambiente sociale dell’individuo come il contesto dello sviluppo. Il bambino viene influenzato non solo dei contesti armi più prossimi detti micro sistemi, ma anche dall’interazione reciproca di questi stessi contesti. Le interazioni tra i componenti di micro sistemi diversi avvengono in quello che gli psicologi “ecologici“ chiamano meso sistema. Gli individui appartenenti a un micro sistema sono condizionati anche da coloro che non ne fanno parte, costituendo ciò che viene chiamato leso sistema. Un’ultima importante influenza esercitata dal macro sistema, ovvero dal contesto culturale, e dalle norme, dai valori, dalle leggi della società in quindi vive.
La funzione del gioco
Il gioco è una delle attività che più favorisce la socializzazione tra i due e i sei anni. Piaget sottolinea la differenza tra il gioco di padronanza e il gioco simbolico. Nel primo caso il bambino effettua attività che divertono e ripete schemi comportamentali attraverso qui costruisce nuovi schemi cognitivi. Nel gioco simbolico invece è in grado di applicare uno schema di comportamento a una situazione immaginaria o con oggetti inesistenti.
Tra i 6 e gli 11 anni: lo “snodo“ della scuola
L’ingresso nella scuola dell’obbligo rappresenta un passaggio emotivo e di maturazione molto importante. L’inizio della scuola rappresenta infatti un momento di forte discontinuità. Nell’ambiente scolastico i bambini si trovano ad affrontare nuove amicizie e devono imparare ad accettare e rispettare nuove regole. Un bambino socialmente competente se riesce instaurare con gli adulti e con i coetanei rapporti stabili e soddisfacenti. Piaget afferma che in questo periodo si sviluppa il gioco di ruolo. Imparare a rispettare le regole segna un importante passo avanti nella socializzazione lo sviluppo del comportamento morale.
Il modello di competenza sociale di Dodge
Egli sostiene che l’interazione sociale tra pari è un compito che presenta molti problemi e che la capacità di risolverli sarebbe proprio la base della competenza sociale del bambino. A questa età i bambini iniziano a costruire a fortificare il senso della loro identità sociale e diventano capaci di instaurare rapporti di amicizia duraturi.
L’adolescenza: il conflitto tra scelta e identità
L’adolescenza è caratterizzata principalmente da una ricerca di identità e di autonomia. In questa fase della vita i ragazzi le ragazze cercano autonomia e emancipazione soprattutto dalle famiglie di origine, adottando una serie di comportamenti a volte oppositi rispetto a quelli indicati, suggeriti o adottati in prima persona dei genitori. Già nella preadolescenza cominciano a esercitare le proprie critiche verso le idee e i comportamenti degli adulti.
Sviluppo sociale e mondo digitale
L’attuale app generation pone interrogativi psicologici di rilievo, per lo più legati al fatto che i bambini ragazzi acquisiscono estrema dimestichezza con le modalità di interazione virtuale senza gli strumenti di una solida competenza emozionale e sociale. La precoce conoscenza dei socia al network dischiude certamente importanti occasioni di interazione con il mondo.
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