Vittorino da Feltre



 Vittorino de' Rambaldoni, detto da Feltre, dimostrò di avere una mente molto aperta ed una insaziabile fame di apprendere. I primi studi gli concluse nella città natale con grandi difficoltà poichè povero, ma ciò contribuì in modo molto importante a formare un carattere forte e deciso che lo avrebbe aiutato a continuare gli studi.
 Proprio a causa di queste difficoltà, Vittorino lasciò Feltre e scese a Padova per frequentare l'Università, dove le lezioni erano gratuite.

A Padova, si trovò nuovamente in difficoltà per il prezzo dei libri, allora costosissimi e benché avesse un appoggio nei suoi stretti parenti Enselmini, che erano agiati, preferì sopperire alle proprie necessità da solo, facendo il " magister puerorum ", il maestro di grammatica, occupazione privata per la quale non occorrevano gradi universitari.  Quando, dopo aver appreso le discipline letterarie e la filosofia, volle approfondire anche la conoscenza della matematica, Vittorino si trovò di fronte in tali difficoltà che solo il suo carattere poté affrontare: Biagio Pelacani, illustre matematico si faceva pagare assai care le lezioni che dava in privato, e Vittorino, pur di apprendere, si abbassò anche a fare il lavapiatti al maestro. Presto, però, stanco delle vessazioni del Pelacani, decise di abbandonarlo e trovò un nuovo maestro in Jacopo della Torre da Forlì, sotto la cui guida apprese anche la fisica e l'astrologia.

Quando il Guarino aprì una scuola di greco a Venezia e fu proprio là che ebbe inizio la sua carriera di maestro. Tornò così a Padova ed aprì una scuola convitto per i giovani che abitavano lontano dalla città, e continuò a curarla anche dopo che nel 1421 ebbe accettato la carica di retorica.
Nel 1422 lasciò la cattedra e tornò a Venezia dove aprì un'altra scuola convitto con studenti di tutta Italia. Tale sistemazione non era invece destinata a durare a lungo, perché l'arresto del suo cugino padovano Enselmino degli Enselmini per reati politici, lo indusse ad accettare l'invito del signore di Mantova Gian Francesco I Gonzaga che gli offriva l'incarico di precettore dei suoi figli.
Subito nel 1423 fondò  la prima scuola realizzatrice degli ideali umanistici fusi con lo spirito cristiano, a cui diede il nome di "Ca' Gioiosa".



 La " Ca' Gioiosa " era posta presso un lago, circondata da splendidi panorami; era davvero un soggiorno ideale. La sua fama si diffuse con grande velocità e di pari passo aumentarono anche le richieste di ammissione, a tal punto che si rese necessaria la costruzione di un secondo edificio, per far fronte alle iscrizioni.
Nell'accettare nuovi alunni Vittorino preferì studenti poveri, accettati per carità, a figli di signori che dimostrassero un carattere superbo e caparbio. Questo proprio perché la "Ca' Gioiosa" era organizzata in modo tale da mantenere una disciplina di uguaglianza per tutti.
Uno dei meriti più grandi di Vittorino: essere stato uno dei primi a realizzare un tentativo di armonico sviluppo mentale e corporeo!
L'insegnamento si basava ancora sulle arti del trivio e quadrivio, ma Vittorino lo curava moltissimo soprattutto nell'approfondimento delle conoscenze. Nondimeno, egli voleva che terminato lo studio, questo fosse lasciato da parte, di modo che la mente potesse ritemprarsi.
Gli svaghi quindi non mancavano, ma non mancava neppure una rigida disciplina. Vittorino si preoccupò di formare non solo giovani eruditi, ma soprattutto anime rette ed integre, per cui aggiungeva alla preparazione scolastica in cui era coadiuvato da maestri scelti da lui stesso, una intensa pratica religiosa, basata soprattutto sulla Messa e, sulla preghiera.
Vittorino aveva praticamente abolito ogni punizione corporale, limitando i castighi alla perdita della benevolenza o del sorriso del maestro. Si mostrava inesorabile solo con la bestemmia e il turpiloquio.
Egli non si volle mai sposare, quantunque gli si fosse presentato un partito assai ambito, per potersi dedicare completamente ai suoi figli: gli alunni. Tuttavia dal fatto che acconsentì a educare le figlie e la cognata del Gonzaga, possiamo facilmente capire che egli non considerava la donna un essere inferiore, semplicemente riteneva che alla sua missione di educatore convenisse il celibato, per una maggiore libertà di azione. Morì a 68 anni, il 2 febbraio 1446.

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